1. A tuo avviso come stanno cambiando i rapporti interpersonali nell’era dei social network? Mi riferisco in particolare allo scenario a tratti inquietante dipinto da Sherry Turkle nel suo libro “Alone together”: pensi che quella rappresentazione sia peculiare della cultura americana o in qualche modo vale anche per il contesto italiano?
Il libro “Alone Together” descrive uno scenario estremo ma realistico, che però non trae origine specificatamente dall’uso dei social network: è la progressiva diffusione della comunicazione mediata, in particolare di quella mobile, ad aver favorito la nascita di relazioni sociali virtuali. Ritengo invece che i social network da questo punto di vista siano preferibili rispetto alle comunità virtuali precedenti perché mescolano virtuale e reale: se nei forum e nelle chat, il mondo reale e quello virtuale entravano raramente in contatto, nei social network questo avviene sempre. E ciò consente di dedicare le nostre energie ai legami forti e lasciare a Facebook quelli deboli.
2. Qual è secondo te il valore che i SN possono apportare nell’esplicitare la forza dei legami deboli di cui si compongono le reti sociali di ognuno di noi?
La psicologia sociale sottolinea il diverso ruolo dei legami forti e deboli: se i legami forti hanno il compito di sostegno e confronto sociale, i legami deboli invece servono ad aprire nuovi mondi, ad allargare il nostro spazio sociale. In quest’ottica i social network possono essere considerati il punto di arrivo di un processo di trasformazione che ha reso il computer uno strumento avanzato di knowledge management, con cui non solo creare e comunicare ma anche gestire e condividere la nostra esperienza e identità sociale (vedi Tabella). Non a caso una delle opportunità più rilevanti dei social network è proprio il rendere visibili e mantenere vivi i legami deboli, consentendo al soggetto di sfruttarli.
Tabella. La trasformazione del computer
Fase | Tecnologie dell’Informazione | Tecnologie della Comunicazione e dell’Informazione | Tecnologie di Knowledge Management |
Periodo storico | 1940-1970 | 1970-2000 | 2000-oggi |
Ruolo del Computer | Strumentale (Scrittura, Calcolo, Archivio) | Comunicativo e informativo | Organizzazione, costruzione e condivisione di conoscenza |
Modalità di relazione | Uomo-Computer | Uomo-Computer-Uomo | Uomo-Computer-Rete |
Strumenti | Word Processor, Foglio Elettronico e Database | E-mail e Internet | Web 2.0 e Social Network |
Impatto sull’esperienza del soggetto | Durante l’interazione con la tecnologia | All’interno del contesto d’uso della tecnologia (chat, messenger) | All’interno dello spazio sociale allargato (social network) |
Impatto sulla rete sociale del soggetto | Limitato alle condizioni d’uso della tecnologia e all’eventuale gruppo coinvolto | Presente solo se voluto dai soggetti interagenti | Presente anche se il soggetto non lo vuole (Interrealtà) |
Teorie | Teorie dell’Informazione e di Interazione Uomo Computer (Usabilità) | Teorie della Comunicazione Mediata da Computer e CyberPsicologia | Teorie di Gestione della Conoscenza, Scienza delle Reti e CyberPsicologia |
3. Nel tuo libro, tra gli aspetti deteriori dei SN, hai scritto di come i nuovi media stiano incoraggiando l’analfabetismo emotivo tra gli utenti più giovani (i cosiddetti nativi digitali). Cosa pensi a proposito di un analfabetismo emotivo di ritorno per gli adulti invece?
Più che di analfabetismo emotivo, parlerei di analfabetismo vero e proprio: gli adulti non sempre si rendono conto dei cambiamenti che i social network portano con sé. In particolare, la fusione tra virtuale e reale, che è propria dei social network, fa scomparire la tradizionale distinzione in ruoli che caratterizza le interazioni sociali: su Facebook sono contemporaneamente padre, professionista, docente, amico, tifoso e così via. Il problema è che non posso comportarmi e parlare da tifoso ai miei clienti o ai miei studenti. E se non me ne accorgo nascono i problemi, con casi estremi che arrivano al licenziamento o all’abbandono di cariche politiche.
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