“Computer Science Unplugged” di R. Adam e J. McKenzie

Computer Science Unplugged

di Robyn Adams e Jane McKenzie

edizione italiana a cura di Giovanni Michele Bianco e Renzo Davoli

Quando si parla di informatica, ed ancor più di educazione o formazione informatica, la mente corre immediatamente ad un corso di addestramento all’uso di strumenti standard di Office Automation (editor di testi, foglio elettronico, database…) o ad una rassegna di siti WEB su cui navigare, fare ricerche, spedire posta elettronica (qualcuno ricorda le famose 3I?).

Come se insegnare a leggere e scrivere significasse addestrare ad impugnare correttamente la penna ed a riconoscere la forma dei caratteri alfanumerici!

Certo, il PC ed i suoi software sono strumenti utili, forse ormai indispensabili, ma non possono essere identificati con l’ “informatica”, in realtà ne costituiscono solo i suoi prodotti. “L’informatica è una scienza interdisciplinare che riguarda tutti gli aspetti del trattamento dell’informazione mediante procedure automatizzabili.” (Si noti che in questa definizione tratta da WikiPedia le procedure sono “automatizzabili” non “automatizzate”!).

Purtroppo la cultura di massa odierna (e quella italiana in particolare), malgrado possa apparire paradossale nell’era della tecnologia, rifugge le scienze esatte, ma anche le definizioni consone e precise, e si crogiola in neologismi semplificanti che, divenuti di moda, da significante di comodo si trasformano in significato con uno strano slittamento semantico fa si che un termine possa assumere un significato talmente tanto generico da non avere più alcun senso.

Un esempio? Ricordate “Tangentopoli” etichetta coniata per descrivere Milano come “la città delle tangenti”, divenuta nel tempo sinonimo di scandalo. “Calciopoli”, “Vallettopoli”, “Sanitopoli”: dove mai sono situate queste città mostruose?! Polis, la città, è divenuta nel tempo sinonimo di scandalo, truffa, illegalità. Tra un po’ si parlerà di “metropoli” per riferirsi ai borseggi in metropolitana!

Ritornando all’“informatica”: io sto scrivendo questa presentazione al PC dunque “faccio informatica”, e siccome sono piuttosto esperto nella cosa merito la definizione di “informatico” Bubbole! Pinzillacchere! Baggianate! In altri termini: sciocchezze dette per turlupinare il gonzo che, acquistato per il figlio un portatile da 1000 Euro ed una connessione ad Internet su banda larga (“uaifai”), può vantarsi con gli altri genitori delle conoscenze tecniche della propria prole!

L’informatica – quella vera – è prima di tutto logica, metodo, capacità di segmentare i problemi nelle loro “unità di base”, di individuare metodi per risolvere ciascuna e nel rimontare il tutto in un sistema armonico, con l’unico paletto che questo sistema armonico deve seguire regole tali da permettergli di controllare il funzionamento di una macchina composta prevalentemente di circuiti elettronici. E queste sono cose che troppo spesso non si insegnano, anzi: nemmeno si spiegano!

Perchè? Semplice: perché è “roba da tecnici” che la persona normale non può capire…

Bene, Unplugged sfata genialmente questo mito. Ci mostra che l’informatica è una cosa che si imparare giocando, con il computer spento! Anzi scollegato, “unplugged” appunto.

Non è usando un editore di testi che posso capire come siano trattati i dati, quali siano le basi ed i vantaggi della notazione binaria, come sia possibile ridurre il numero di caratteri all’interno di un testo senza perderne il significato (chi di voi si è mai chiesto quale sia la differenza tra un file DOC e lo stesso file ZIP? Come mai il testo non diminuisce, la formattazione rimane uguale, ma le dimensioni si riducono anche in maniera consistente?!), come faccia un circuito elettronico a memorizzare caratteri o immagini o film…

Unplugged permette di capire tutto questo (e molto altro) giocando e dimostra che si tratta di concetti semplici da capire (se ben spiegate), che possono essere facilmente comprese da un bambino delle elementari o meglio da gruppi di bambini che giocano insieme; l’esatto contrario dell’autoreferenzialità autistica dell’hacker che si isola dal mondo vivendo per e con il suo sistema di elaboratori.

E’ un libro scritto per gli insegnanti delle scuole primarie (diciamo elementari e medie) perché possano giocare con (e far giocare i) propri allievi introducendoli ad una logica semplice (ci riesce una macchina!) quanto affascinante: la base necessaria per interessare i veri informatici di domani; coloro che un giorno potranno creare software ed hardware rivoluzionari che semplificheranno (si spera) la vita a milioni di persone.

Non spaventatevi: non serve nessuna conoscenza tecnica, se usate il PC per scrivere o navigare sulla rete sapete tutto ciò che è necessario per poter affrontare Unplugged, il resto è solo questione di pazienza e di non partire con il ferreo preconcetto che “è roba da tecnici: impossibile capirla!”

Il progetto nasce in Nuova Zelanda dove diviene base di corsi di studio e di una trasmissione televisiva che ne segue le tracce. Ha trovato sponsor internazionali (Google il principale, ma anche Microsoft ed istituzioni internazionali) e – incredibile a dirsi al giorno d’oggi! – è gratuito. Infatti è possibile scaricare le schede della attività (o l’intero libro) in una delle molte traduzioni disponibili (da poco anche in Italiano, anche se purtroppo non integrale), stamparlo, fotocopiarlo, scopiazzarlo ed utilizzarlo con i vostri allievi o con i vostri figli. Praticamente l’unica condizione per l’uso è che non lo rivendiate (ma potete regalarlo) e che i bambini a cui vi rivolgete sappiano leggere e contare almeno un po’. Il libro è completo: spiegazioni, schede di giochi, pagine da fotocopiare per lucidi, materiali, ecc. esercizi, approfondimenti per i più “bravi” ed è arricchito da immagini che spiegano come giocare o, semplicemente, scherzano sui concetti apparentemente complessi.

Potete trovarlo, insieme a tutti i chiarimenti sul progetto, sugli autori e gli sponsor, sul sito http://csunplugged.org/ dove è anche possibile acquistarlo (solo se si vuole: l’utilizzo e la copia a scopo didattico sono dichiaratamente gratuiti) o fare una donazione per il progetto.

Francesco Valotto